sabato 1 novembre 2008

LA PRIMA VOLTA……. IN MARE

Finalmente ho la grande opportunità di cimentarmi in un “Triathlon Sprint”in Mare! La prima Domenica di settembre in una splendida giornata di sole, presso la Beach Village di Riccione si disputava questa affascinante specialità che vedeva percorrere una frazione di nuoto in mare, seguita da una frazione ciclistica ed infine un’ultima frazione podistica. Mi ha seguito in questa avventura, per la prima volta, mia moglie da sempre restia a seguirmi nelle mie varie imprese sportive...specialmente nei vari Triathlon, effettuati fino ad oggi in varie “Piscine Scoperte”. Ma, il fascino di Riccione, da sempre ha un forte richiamo su di lei e questa volta veniva volentieri in quanto affermava soddisfatta e sorridente: “Mentre tu, nuoti, pedali e corri, prendo il sole a riva”. Del resto ero molto contento di potergli dimostrare quanto potevo valere in questa affascinante specialità. Raggiunto il luogo della gara, organizzata dalla Adriatletica di Riccione di primo mattino (ore 8.00), espletavo come consuetudine l’iscrizione e ritiravo il pacco gara. Mettevo in ordine il suo contenuto, consistente nella calotta numerata, il numero da apporsi sulla bicicletta, il pettorale di gara da sistemare sul body, scrivevo il numero di gara con il pennarello nero sul braccio e sulla gamba dx (...questo è già sufficiente a farti sentire un vero Triathleta), quindi collocavo la bicicletta nella zona cambio con il casco appoggiato rovesciato sul manubrio e dentro gli occhiali con le stanghette aperte. Ora ero pronto per affrontare questa prova sulla distanza “Sprint ” che prevedeva una frazione di 750 metri in mare, seguita da una frazione ciclistica di 22 Km. in un percorso collinare ed infine un’ultima frazione di 5 Km. da correre, lungo il tratto pedonale dietro le cabine dello stabilimento balneare, in direzione del Porto di Riccione. Da quando mi sono avvicinato a questa disciplina, il nuoto è la frazione che mi preoccupa sempre di più, in quanto è l’unica delle tre prove dove non si può bleffare, figuriamoci poi in mare…Tra onde e correnti marine. Gli addetti che sorvegliano ed assistono i bagnanti della piscina (dove mi alleno 2 volte la settimana) mi hanno sempre detto che se riesco a nuotare in piscina almeno per 700/800 metri in qualunque stile di continuo, posso tranquillamente nuotare dove voglio (al mare, in un lago, in un fiume, ecc, ecc…) senza problemi. Il fatto è, che ho imparato a nuotare solo a “Dorso e a stile libero! Fatta questa breve premessa, passo brevemente a raccontare come si è svolta questa mia prima esperienza in mare durante la frazione natatoria in questo Triathlon di Riccione. Alle ore 10.30 tutti pronti al “VIA”, in un’unica batteria sul bagnasciuga della spiaggia, circondati da curiosi e bagnanti che hanno potuto seguire tutte le fasi di questa prima frazione, 185 Triathleti pronti a dare il meglio di se stessi. Spettacolare la partenza, dei triathleti con i loro variopinti body, occhialini e le calotte bianche numerate che correvano verso il largo. Prima di entrare in acqua, ho cercato come punto di riferimento la prima “BOA” che dovevo raggiungere e ho corso il più possibile superando le onde che mi schiaffeggiavano il corpo. Ho iniziato a nuotare, quando ero sicuro che vi era una profondità tale da iniziare a mulinare le braccia. Tra spruzzi d’acqua, onde e il riflesso del sole mi sono trovato a nuotare in mezzo ad altri concorrenti e devo dire che mi ha fatto un certo effetto essere in gruppo…è stata un’esperienza emozionante, ho cercato di evitare qualsiasi contatto fisico con gli altri concorrenti. Vi erano, infatti, delle probabilità di prendersi qualche calcio o manata di troppo, in quegli attimi concitati. Sapevo di non essere un forte nuotatore e quindi mi ero posizionato sul lato sinistro, della mia ipotetica linea retta in direzione della prima boa (in quanto respiro dalla parte destra) così avevo modo da avere sempre sott’occhio gli altri concorrenti. Ho trovato non poche difficoltà sia all’andata (per prendere il ritmo delle onde) che al ritorno con il riflusso delle onde che mi spingevano al largo, ma non mi sono mai perso d’animo. Ho trovato il giusto ritmo di braccia e ho continuato così fino al termine, alzavo la testa di tanto in tanto per orientarmi. Sono uscito, dall’acqua dopo circa 18 minuti (e, credetemi mi sono sembrati interminabili) insieme con altri triathleti tra gli applausi ed incitamenti dei bagnanti e di mia moglie che assisteva alla gara! Raggiungevo la zona cambio “Nuoto - Bici” in corrispondenza della mia bici, sulla quale avevo messo un asciugamano che oltre ad essere un ulteriore riferimento per non perdermi nella marea di altre biciclette, mi è servito per asciugare e pulire i piedi prima di calzare le scarpe. La maggior parte degli atleti più esperti hanno le scarpette-bici già fissate ai pedali automatici (questo consente di guadagnare tempo prezioso). Non è mai stato il mio caso, ho sempre preferito infilarmi subito le scarpe podistiche (che poi mi servono per la frazione finale). Infine mi infilavo il casco e gli occhiali. Il cambio “Nuoto-Bici” è normalmente considerato il più difficile e quello che richiede più tempo. Non è raro vedere triathleti uscire dall’acqua barcollando, a volte vittime di una leggera “Ipotermia” (diminuzione della temperatura corporea) o in “Ipotensione”(diminuzione dei valori della pressione arteriosa) che si aggirano attorno alle loro bici, in un equilibrio precario. Nessuna meraviglia, quindi che la zona cambio “Nuoto-Bici”sia uno dei punti di osservazione preferita dagli spettatori. Una volta inforcata la bicicletta, ho cercato di pedalare a più non posso riuscendo in parte a recuperare lo svantaggio accumulato nella prova in mare. Raggiungevo e superavo numerosi ciclisti (ne ho contati sette) durante l’intera frazione ciclistica di 22 chilometri aperta al traffico cittadino che si svolgeva su di un percorso prevalentemente collinare con una breve ma indubbiamente impegnativa salita che ha contribuito a selezionare i numerosi triathleti. Raggiunto di nuovo la zona cambio“Bici-Corsa”; ora dovevo affrontare gli ultimi 5 Km. di corsa è non c’è un’esperienza più traumatica come quella di correre a piedi dopo una prolungata pedalata in bicicletta. Correvo velocemente parallelo alle cabine della spiaggia in mezzo a bagnanti incuriositi che assistevano la gara e grazie alla mia maggior predisposizione alla corsa podistica, raggiungevo e superavo altri triathleti (ne ho contati otto). Raggiunto finalmente il traguardo, concludevo questo mio primo“Triathlon Sprint” effettuato in mare, più che soddisfatto della mia prestazione cronometrica. Al termine della Manifestazione chiamavo mia moglie ad assistere alla premiazione, dove lei con immenso stupore (pure io) sentiva chiamarmi attraverso il microfono, ed invitarmi a salire sul podio quale vincitore della categoria “Veterani” quasi non ci credeva…Tant’era l’illusione che durava poco. Infatti, per un errore di lettura dell’addetto alla premiazione, aveva cominciato a chiamare il “Terzo” classificato invertendo l’ordine d’arrivo. Quindi ero arrivato “Terzo” anziché “Primo” ma, era già un ottimo risultato e comunque, l’importante era ben figurare davanti a quella che mi premeva di più…mia moglie! Dimenticavo di dirvi che comunque mia moglie ha preferito tenere per buona la prima istantanea scattatami da lei stessa, quando ero sul gradino più alto del podio, anche se non è quella buona….Nella convinzione che sia di buon auspicio per una futura carriera di Triathleta!