venerdì 1 agosto 2008

ALLENAMENTI RAVVICINATI DI UN CERTO TIPO

Lo ammetto, sono un appassionato ciclista che non si accontenta di seguire un programma d’allenamento per ottenere un semplice benessere fisico, seguo anche una preparazione mirata per gare ciclistiche competitive. Ho la fortuna di avere come amico ed allenatore un ex ciclista professionista, il quale mi prepara regolarmente tabelle personalizzate per ottenere risultati migliori. I giorni prestabiliti per eseguire suddette prestazioni sportive sono il lunedì, il mercoledì e il venerdì…La domenica è dedicata alla pura gara agonistica. Bologna centro ore 14: 30. Cielo sereno e temperatura mite. E’ mercoledì, uno di quei giorni dedicati al “Fondo Veloce”. Il tempo è poco e decido di iniziare subito il programma previsto nella tabella. Devo compiere delle variazioni di ritmo sui 5 minuti, alternando un’andatura veloce ad un’altra più lenta sempre di 5 minuti, tutto questo per la durata di quarantacinque minuti. Nell’andatura veloce devo mantenere una pedalata capace di portare i miei battiti a 150 il minuto. Il rapporto utilizzato è il 53 X 15 capace di sviluppare circa 7 metri ad ogni pedalata, mentre per i successivi 5 minuti di recupero Utilizzo il 39 X 15, un rapporto più agile che mi consente di scendere a 110 battiti il minuto e quindi di recuperare lo sforzo precedente. Come mia abitudine, prima di iniziare l’allenamento, eseguo alcuni esercizi di Stretching (allungamenti muscolari) e dopo aver eseguito un breve riscaldamento, pedalando in scioltezza per alcuni chilometri, sono nelle condizioni ideali per compiere l’esercizio prestabilito. Vicino a me un tranquillo signore di una certa età, basso e con la classica pancetta, procede in totale scioltezza come se stesse ascoltando musica. Rompo gli indugi e parto con i primi cinque minuti veloci. Buone le sensazioni, le gambe girano bene e il fiato c’è. Finisco il primo tratto veloce e rallento per pedalare in seguito i cinque minuti in scioltezza. Mi giro e il signore è ancora lì, mi è stato di fianco durante questo prima frazione senza che me ne accorgessi. Devo di nuovo ricominciare a pedalare velocemente e non ho tempo di pensarci. Mi metto d’impegno e cerco di tenere sciolte le gambe, mantenendo una certa elasticità muscolare. Via…altri cinque minuti veloci fatti, rallento di nuovo. Prendo la borraccia e bevo un sorso. Con la coda dell’occhio percepisco un movimento vicino a me. E’ ancora il signore che anche stavolta non si è fatto staccare. Il bello è che non da segni di stanchezza. La cosa comincia ad innervosirmi. Così decido che è il momento di fargli vedere che razza di “Competitivo”sono io, mentre lui non è altro che un dilettante allo sbaraglio di mezza età tracagnotto e obeso…Aumento allora i minuti veloci da eseguire anziché cinque, dieci, ma mantengo però lo stesso recupero di cinque minuti. Li faccio in totale concentrazione e cerco di spingere sui pedali con forza per trovare la completa armonia nella pedalata, non mi faccio distrarre dall’obiettivo competitivo né da chi passa davanti a me. Devo solo pedalare a più non posso, cercando di vincere l’attrito dell’aria che mi sembra ferma. Intanto incomincia a far caldo. Comincio a sudare e i battiti ormai non calano più molto nella fase di recupero. Il signore non l’ho superato, o per lo meno non me ne sono accorto. Alla fine del recupero lento però non resisto alla curiosità e mi giro. E’ ancora lì. Non ha una traccia di sudore, solo due ombre sotto le ascelle. E’ rilassato, sorride, anche se ha riposto il suo portatile musicale. E’ vero che il ciclismo mette in risalto le differenze atletiche e che non bisogna mai giudicare una persona dal suo aspetto, ma mi sento un po’ umiliato e questo mi da un'ulteriore carica necessaria per continuare l’allenamento. Ora voglio esagerare…parto per gli ultimi dieci minuti e decido che invece saranno quindici i minuti veloci, e poi vediamo. Stringo i denti, ma è dura, è dura…Il sudore mi acceca ogni tanto e devo socchiudere gli occhi. Il cuore pulsa regolare ma in fretta. L’aria è ferma, immobile, calda e umida. Ora la mia pedalata è più potente e in accelerazione, supero i quaranta chilometri l’ora al termine della frazione veloce. Rallento all’improvviso e mi giro. E’ li. E’ li, vicino a me ed è stato al mio fianco durante questi interminabili chilometri, ma non ha sofferto, per nulla. Io sono completamente intriso di sudore, mentre pedalo in scioltezza gli ultimi cinque minuti di recupero. Lui respira tranquillo nel suo pedalare un po’ traballante. Non c’è l’ho fatta a staccarlo, io che credevo di essere...un forte velocista. Non ho potuto staccare un signore che avrà poco più della mia età più quella di mia figlia e il peso distribuito su due terzi della mia altezza. In questi ultimi minuti di defaticamento lui ha uno sguardo pacifico e rilassato mentre io ho la faccia stravolta, violacea e grondante di sudore. Bevo un sorso dalla borraccia, lo guardo, mi sorride e lui mi fa: “Certo che lei pedala come un professionista, caro giovanotto. Io sono un cicloamatore e vengo qua solo per pedalare tranquillamente”. Non ho ancora il fiato per rispondere e poi non saprei cosa dire. Così annuisco. Rallento. Mi fermo e si ferma anche lui. Scendiamo insieme dalle nostre “Cyclette da Spinning Computerizzate” e ci avviamo verso l’uscita della Palestra. Si volta tranquillo e mi saluta. Vita dura quello del “Competitivo” a tutti i costi.